La prima volta che ho incontrato Elena, eravamo divise da uno schermo nel corso di un incontro per il PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento). Mi aveva colpito il fatto che, a sedici anni, avesse già le idee chiare sul proprio futuro. “Frequento la prima liceo all’Alfieri, indirizzo comunicazione. Dopo il diploma, intendo iscrivermi a Giurisprudenza per diventare un’avvocatessa penale”, aveva raccontato presentandosi. Di persona, Elena non ha assolutamente perso quel piglio deciso, ma allo stesso tempo dolce. A separarci ora c’è solo uno dei tavolini della stanza di Palo Giallo. Elena sta svolgendo alcune ore del PCTO proprio qui in associazione, ma non ha alcuna intenzione di terminare quando il suo monte ore finirà. “Mi trovo benissimo – ammette, con gli occhi luccicanti – e intendo iniziare, da settembre, a fare delle ore di volontariato per loro”.
Loro sono i bambini e i ragazzi che frequentano la colorata stanza di via Rivalta, che giocano e si divertono con Elena. Anna (nome di fantasia), le ha disegnato due cuori – uno per avambraccio – in segno di affetto, “perché così ti ricorderai di me”. Quando la bambina va via, si salutano apostrofandosi come “Befana”, con occhi e bocca che ridono.
“Elena, perché vuoi diventare una volontaria di Palo Giallo?”, le chiedo. “Qui mi trovo davvero bene, anche se all’inizio ero molto spaventata…non sapevo se sarei stata in grado di interagire con i bambini e i ragazzi che frequentano questo luogo, alcuni sono così…speciali. Mi sono fatta trasportare dal cuore, ho fatto la scelta giusta. Stare in mezzo a loro mi fa accantonare anche i pensieri legati alla mia routine famigliare, perché questi bambini sorridono e, volente o nolente, anche io sorrido”.
Sorrisi che vanno, sorrisi che vengono, sorrisi che restano.
Elena, qui a Palo Giallo, non pensava nemmeno di venire. Aveva scelto un altro PCTO, poi il destino invece ha deviato la sua strada e, dall’inizio dell’anno, l’associazione fa parte della sua vita.
Già, perché il PCTO ha preso avvio a febbraio 2022, dando la possibilità a ventuno ragazzi – provenienti da diversi indirizzi dello stesso Liceo, l’Alfieri di Torino – di confrontarsi e sperimentarsi con tematiche relative alla progettazione sociale, alla comunicazione e al giornalismo nel sociale, ai ponti virtuosi tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro (e di come quest’ultimo dovrebbe essere abitato dai giovani). Il gruppo era eterogeneo, alcuni più timidi e imbarazzati, altri più spavaldi e spontanei; alla fine del percorso, divisi in gruppi hanno elaborato una serie di idee progettuali sui temi del sociale, con l’accortezza di esporle in maniera corale e condivisa. Hanno dato senso al proprio lavoro e anche all’essere gruppo.
Quando li ho – virtualmente – incontrati, abbiamo fatto insieme un ampio ragionamento sul mondo dell’informazione e su come il giornalismo si approcci a tematiche delicate quali il sociale e il contrasto alla criminalità organizzata. Sollecitati nel leggere i quotidiani come compito a casa, hanno raccontato quali notizie li avessero colpiti e per quale motivo.
Così, Vittoria ha dichiarato che nell’iniziativa Fai raccontata nell’articolo da lei letto, è emerso un riferimento all’Infinito di Leopardi, spingendola a ragionare di cultura in senso più ampio.
Martina ha raccontato delle ultime statistiche inerenti ai Neet, interrogandosi sul fenomeno e aprendo la riflessione; Cecilia e Marta hanno invece posto l’accento sugli aspetti climatici, riassumendo due articoli letti in merito ai cambiamenti climatici, appunto, e alle placche sismiche.
Diversi, infine, gli studenti che si sono cimentati con articoli relativi all’ultima guerra in corso. Edoardo ha letto delle oltre cento forze speciali inviate dopo l’attacco in Ucraina, Elena dei dodici bimbi arrivati al Regina Margherita di Torino attraverso i corridoi umanitari, Lorenzo si è immedesimato nei panni – troppo stretti e dolorosi – di tutti quei giovani figli che scappano dalla guerra senza conoscere la destinazione finale del proprio viaggio né il destino dei loro genitori.
E poi molto, molto altro ancora.
Le parole chiave – che racchiudono anche pensieri ragionati ed emozioni dei giovani – sono riportate su questa Jamboard (foto).
Questo percorso è dedicato alle persone che si impegnano, che ci mettono la faccia, che ogni giorno – attraverso il proprio impegno – contribuiscono a rendere migliore questa società.
Anche spendendosi per un’associazione come Palo Giallo.